La ricerca di un posto nel paesaggio è un artificio elaborato, una metafora per qualcosa di molto più privato, ossia il tentativo di trovare un significato e un appagamento personale, di arrivare alla trascendenza [...] Nei primi film, le persone si illudono, scioccamente, di poter cambiare il paesaggio, ritenendosi in grado di modificare le circostanze delle loro vite [...] Nei lavori successivi i più ritengono che la maniera per trovare un posto nel paesaggio si concretizzi in un’avventura erotica [...] ma la futilità di tale sforzo è resa manifesta dall’immancabile isolamento in cui l’avventura ha luogo – la stanza di un hotel, l’ufficio chiuso di un broker, l’appartamento vuoto dei genitori, il deserto, un’auto che fugge attraverso l’Europa, la stanza da letto di una regina isolata. [Ma] devono cambiare [...] Cambiare o morire. Adattarsi o perire. Trasformarsi e trascendere per crearsi un posto in questo nuovo paesaggio.
Ted Perry e Rene Prieto
Ogni qualvolta entro in un ufficio, in un luogo pubblico o in una casa privata che mi sono estranei avverto l’esigenza di disporre in maniera diversa la scena. Esco per incontrare qualcuno e la conversazione mi mette a disagio. Perché ho la sensazione che nessuno di noi occupi il posto che dovrebbe nella stanza. L’altra persona è sul divano, mentre dovrebbe trovarsi su una poltrona, qualcosa di meno libero, più raccolto. Io gli siedo accanto quando in realtà dovrei essergli di fronte. E invece che dare le spalle al muro, ho idea che si dovrebbe avere una finestra o una porta dietro di sé, così da mantenere una qualche possibilità di fuga. Si tratta di deformazione professionale o dell’urgenza istintiva di sentirmi in armonia fisica con ciò che mi circonda? Credo più nella seconda ipotesi. E infatti non riesco a girare una scena se prima non sono stato da solo nella stanza, o sul set, per capirla e percepire le possibili angolazioni di ripresa”.
Michelangelo Antonioni
Data la vastità del materiale e degli studi dedicati all’opera omnia di M. Antonioni, si è deciso di dare un taglio preciso che possa fornire degli spunti di riflessione sull’attività del cineasta: il rapporto tra individuo e paesaggio come lavoro d’indagine psicologica, storica e sociale.
Il tema che è stato scelto, “La ricerca di un posto nel paesaggio”, vuole intendersi come una riflessione in grado di indagare la relazione tra iconografia, paesaggio, suono e cinema all’interno dell’opera del regista ferrarese.
Urbano, industriale o agricolo, il paesaggio è protagonista indiscusso di buona parte della filmografia di Antonioni, in quanto elemento strettamente legato alla psicologia dei personaggi. Paesaggio e individui contribuiscono insieme a definire un particolare “cronotopo” – visione storica del tempo e dello spazio–, dove la drammaturgia delle architetture dei luoghi e della composizione dell’immagine non sono altro che mezzi per scrutare tra le ambiguità del reale.
Questa personale ricerca sullo sguardo e sui suoi meccanismi interni – riassumibile nel concetto di “blow up” –, può essere intesa, in ultima analisi, come motivo di unificazione e ramificazione di archetipi, sia all’interno di un medesimo testo filmico sia nell’opera di M. Antonioni.
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